Storie di ordinaria burocrazia

Written by: Andrea Damiani

Y.P.H
4 min readJun 10, 2021

Novembre 2020, la mia ragazza che si era trasferita in Italia da un paese extra europeo, per motivi di studio e successivamente per lavoro, iniziò la pratica per richiedere la residenza a Milano, dove viviamo e lavoriamo insieme. Parlava ancora poco italiano quindi decisi di aiutarla nel compilare il form presente sul sito web del comune, dove si può, appunto, fare la richiesta di residenza. Dopo più o meno un’ora, completata la decina di step e inserendo tutte le informazioni necessarie, inviai finalmente la richiesta! Incredulo, pensai fosse stato tutto più facile del previsto.

Dicembre 2020, in una mattinata lavorativa, passò il messo comunale a controllare che la mia ragazza fosse effettivamente residente all’indirizzo inserito (fortunatamente stavamo lavorando in smart working ed eravamo pronti a rispondere al citofono). Dopo qualche verifica e un’occhiata veloce all’appartamento, ci disse che era tutto ok.

Passarono settimane e non ricevemmo notizie, e iniziammo a dare per scontato che la pratica fosse andata a buon fine.

Febbraio 2021, la mia ragazza ricevette una mail contenente i motivi ostativi per i quali la richiesta di residenza era stata bloccata, dicendo che mancava un documento: una dichiarazione consolare, legalizzata dalla prefettura, dove doveva essere dichiarato qual è il suo nome e qual è il suo cognome. Questo perché nel suo passaporto, nome e cognome non sono separati, ma sono in un campo singolo “fullname” (nonostante siano presenti separatamente in tutti gli altri documenti, incluso il permesso di soggiorno, e il codice fiscale, forniti durante la richiesta di residenza). Senza questa dichiarazione non avrebbero potuto completare la pratica, e avremmo dovuto inviarla necessariamente ENTRO DIECI GIORNI. Pazzia, pensai. Col c** che riusciremo ad ottenere un documento del genere in così poco tempo.

NB: Questa dichiarazione consolare non era menzionata da NESSUNA parte, e infatti, anche avendola non c’è modo di caricarla mentre si fa la richiesta sul sito del comune. Impossibile sapere a priori che avremmo dovuto fornire questo documento.

Completamente all’oscuro sul come avremmo dovuto procurarci questa dichiarazione, contattammo l’ambasciata a Roma del paese della mia ragazza, per avere ulteriori informazioni. Una dichiarazione consolare non può essere rilasciata da altro che un consolato, lo dice anche il nome, pensai. Sicuramente sapranno loro cosa fare. Beh l’ambasciata non sapeva una beneamata m****, non sapevano neanche cosa fosse questa dichiarazione. Continuavano a chiedere “Ma per cosa?”, “Ma cos’è?”, “E’ la prima volta che ci capita. Non sappiamo come produrla questa dichiarazione”.

Dopo diversi giorni di bestemmie, mail e chiamate con questa ambasciata, riuscirono finalmente a produrre la dichiarazione consolare (non è altro che un foglio col logo dell’ambasciata, e con scritto che il nome della persona è X e che il cognome è Y…) e ad inviarcela per mail tramite PEC. Il prossimo passo fu far legalizzare il documento dalla prefettura, quindi prendemmo un appuntamento alla prefettura di Milano, che ovviamente fu schedulato a quasi un mese dopo.

Inviammo subito una mail all’ufficiale dell’anagrafe dicendo che sarebbe stato impossibile fornire questa dichiarazione entro la scadenza stabilita, e ci disse “nessun problema, potete inviarla anche dopo i dieci giorni”. Boh vabbè, meglio così, pensai.

Arrivò finalmente il giorno dell’appuntamento con la prefettura. Ci presentammo in orario, con una copia stampata della dichiarazione consolare, e la dichiarazione originale in formato digitale, inviataci dall’ambasciata. Ci mandarono immediatamente a casa dicendo che serviva necessariamente la copia CARTACEA originale, e che non è possibile legalizzare un documento digitale, anche se inviato tramite PEC (i documenti inviati tramite posta elettronica certificata hanno valore legale, ma qua siamo ancora nella preistoria). Vabbè, errore mio, avrei dovuto chiedere conferma prima di presentarmi all’appuntamento, piuttosto che dare per scontato. Oh well, si impara sbagliando.

Contattammo di nuovo l’ambasciata chiedendo di inviarci il documento originale, e accettarono, a patto che avremmo dovuto contattare e pagare noi il corriere. Il giorno dopo, il corriere si presentò a casa nostra, completamente a caso, dicendo di avere un documento da ritirare… avevano scambiato l’indirizzo di ritiro con l’indirizzo di consegna. Dopo una grassa risata nervosa, contattai il corriere chiedendo spiegazioni, si scusarono, e il documento fu ritirato e consegnato il giorno successivo.

La signora allo sportello della prefettura, molto gentilmente, ci diede la possibilità straordinaria di ritornare evitando di dover prenotare un nuovo appuntamento, che sarebbe finito chissà quando. Ci presentammo con il documento cartaceo originale che venne legalizzato senza problemi. Tutto ok, ce lo diedero subito, lo scannerizzammo, e lo inviammo subito per email all’ufficiale dell’anagrafe che rispose dopo qualche giorno, dicendo di aver ricevuto il documento.

Finalmente è tutto finito, pensai. E invece no! la settimana scorsa andammo all’ufficio anagrafe per richiedere il rilascio della carta d’identità elettronica, e ci dissero che la pratica era ancora bloccata, perché mancava ancora la dichiarazione consolare. Abbiamo cercato di spiegare in tutti i modi che il documento era stato inviato e che ci diedero pure conferma di averlo ricevuto, ma niente. Non avendo portato con noi la dichiarazione consolare, ci mandarono a casa, chiedendoci di tornare nel pomeriggio con tutta la documentazione, da loro annotata su un foglio che ci consegnarono.

Nel pomeriggio la mia ragazza si ripresentò, con tutti i documenti originali, più le fotocopie varie, dichiarazione consolare inclusa. L’ufficiale dell’anagrafe, brusco e mezzo frustrato, le chiese solamente il permesso di soggiorno e il passaporto, e poi in completo silenzio, invece di chiudere la pratica ancora aperta, ne creò una nuova (ancora non mi è chiaro come ha fatto a riaprire la pratica con soli due documenti, quando la procedura online ne richiede molti di più, incluso il contratto di locazione). E niente, ora siamo di nuovo da capo, in attesa che si ripresenti un messo comunale.

Bella storia eh? :)

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